Stella (2004)

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Recensione All about Jazz
Album nuovo, classe di sempre: Luigi Martinale prosegue la sua personale ricerca musicale con un disco coraggioso, dedicato interamente all'interpretazione di alcuni tra i piu' conosciuti e amati standard del jazz.
Il titolo del lavoro, Stella, e' ispirato alla celebre "Stella by Starlight", che eseguita, in apertura, con intensa partecipazione e liberta' comunicativa, svela subito una conoscenza profonda della tradizione e, al contempo, una dimestichezza e un controllo della pratica improvvisativa davvero non comuni. Il quartetto e' composto, oltre che da Martinale al piano, da Gigi di Gregorio (sax), Stefano Risso (basso) e Paolo Franciscone (batteria) - ed ha come obiettivo primario l'immediatezza, la modernita' musicale e la piu' assoluta liberta' di manovra nell'affrontare il noto repertorio, che offre all'ascoltatore un terreno uniforme di comunicazione. Lo spirito del gruppo in tutti suoi aspetti viene fuori, anche, nell'esecuzione di "Alone Together": Martinale qui conferma di ben conoscere la musica classica, scomponendo - nel lungo e grave preludio - lo standard in una serie inesauribile di variazioni. Chiude il disco "What Is This Thing Called Love": intro nostalgica di piano, partenza bruciante di batteria, melodia funambolica del sax, basso in perfetto accordo, per un insieme che fa decollare una prestazione da antologia.
Laura Magnani - www.allaboutjazz.it
Recensione Music Boom
La buona Stella di Martinale & friends di Stefano Piedimonte. E’ un disco fatto di “first take”, questo di Luigi Martinale e del suo Standard Quartet. Stella raccoglie i brani che Martinale stesso, nelle liner notes, definisce l’”esperanto del jazz”, sarebbe a dire gli standards più suonati dalla nascita della jazz song. Sulle note di Stella By Starlight, Tenderly, Falling In Love With Love, What Is This Thing Called Love eccetera, scodellando in pratica uno a uno gli standard più abusati della storia del jazz, i quattro giocano ad ascoltarsi, rincorrersi, dire la propria e farsi da parte quando occorre. Il tutto, con un bell’interplay.
“Solo un insano di mente potrebbe pensare di registrare Stella By Starlight dopo la versione di Miles Davis del 1964”, dichiara il band leader sempre nel booklet del cd. Ma se così fosse, pensando a tutti quelli che si sono divertiti con “Nefertiti”, “Giant Steps”, “Turn Out The Stars” eccetera, ci sarebbe davvero da riaprire i vecchi manicomi, e anzi da costruirne di nuovi, più capienti e funzionali. La verità è che, senza troppe elucubrazioni mentali, basta fare bene ciò che si fa. E il gruppo ci riesce niente male. I magnifici quattro si vedono un giorno in sala, e decidono di lasciarsi andare alla musica, senza compromessi di alcun tipo, se non quelli coi dettami del proprio Io musicale. Ovviamente, che non ci si aspetti di trovare un progetto pignolescamente costruito, un lavoro discografico meditato fin nei più piccoli dettagli.
Stella si muove sulle corde dell’istintualità. Ciò non vuol dire anarchia, né grossolanità. Quando un artista conosce la disciplina e lo studio “marziale” (e loro, si può dire che conoscano bene entrambi), si può concedere il lusso di procedere all’avventura, sortendo anche buoni risultati. Il disco del Luigi Martinale Standard Quartet ricorda un action painting à la Pollock, che però, mantenendosi nell’ambiente circoscritto del jazz mainstream e degli standard ultraconosciuti, spiazza solo a metà. Variano i colori, le dimensioni, ma alla fine, il succo è sempre, piacevolmente, lo stesso.
Sì, pare proprio un Pollock...
www.musicboom.it
Recensione Jazz Italia
Quando ci si ritrova a dover recensire qualche registrazione, specialmente se si tratta di reinterpretazioni di Jazz Standards, è spesso ideale lasciare che la musica pervada l'ascoltatore senza farsi influenzare dalla presentazione a volte allegata. Inoltre, ascoltare standards noti, porta l'attenzione di chi ascolta maggiormente verso l'interpretazione e l'emozione che il gruppo in questione è in grado di trasmettere.
Il quartetto capeggiato da Martinale colpisce subito sia per l'umiltà con la quale si inserisce nel circolo "vizioso" delle vendite con una registrazione di standards - da Young a Porter di Night And Day e What is this thing called love passando per il duo Dietz-Schwartz di Alone Together - sia per la semplicità, l'immediatezza e la sofisticatezza con le quali eseguono questi brani che, tra l'altro, sono ancora più rischiosi poichè praticamente tutti potrebbero annoverarsi nella categoria dei "soliti standards".
Da notare in particolar modo l'interpretazione di East of the Sun dove il piano di Martinale e il sax di Gregorio si lasciano trascinare uno alla volta dalla sezione ritmica di Risso e Franciscone in un crescendo molto cool per poi tornare al tema con scioltezza e immediatezza.
Consigliato quindi a chi è attento ad un Jazz d'ambiente cool e raffinato.
Alessio Berto - www.jazzitalia.net
Recensione Altrisuoni
Ci vuole coraggio, oggi, a prendere in mano famosissimi standards della tradizione jazzistica (eseguiti nella storia in un numero infinito di sessions, in versioni talvolta considerate 'definitive') ed a riproporli per un cd. Solitamente gli standards vengono oggi eseguiti durante jam-sessions nelle quali i musicisti - soprattutto quando non hanno né un particolare affiatamento né un interessante progetto da proporre - riescono a trovare un comune punto d'incontro, un territorio familiare nel quale muoversi. Altre volte gli standards vengono presentati attraverso arrangiamenti particolarissimi che fanno sí che il materiale di partenza venga riscattato in qualcosa di nuovo che acquisisce, cosí, una propria autonoma identità.Di standards i musicisti del quartetto di Luigi Martinale ne hanno ascoltati molti e qui, come in una vera jam-session, senza possibilità di alternate takes e con un notevole affiatamento, si cimentano in otto tra i brani più battuti della storia. L'approccio è qui molto disincantato; i musicisti sembrano dirsi: "suoniamo e vediamo cosa ne vien fuori".
Beh, diciamo senza indugi che i quattro, oltre a suonare bene, mostrano di avere un comune approccio alla musica, una comune tendenza alla manipolazione delle forme musicali. Sin dall'iniziale "Stella By Starlight", i temi vengono eseguiti tenendo note lunghe che sembrano sottintendere quelle successive, come se l'aspetto melodico venisse risolto attraverso le armonie, secondo un metodo adottato largamente da un grande come Lee Konitz.
Il lavoro è qui improntato essenzialmente sul dialogo tra il sax di Gigi Di Gregorio (abile e comunicativo sia la tenore che al soprano) ed il pianoforte del leader, strumenti che ricevono il giusto impulso dal contrabbasso di Stefano Risso e, soprattutto, dalle belle figure ritmiche disegnate dalla batteria di Paolo Franciscone.
Quello che emerge è però, soprattutto, il lavoro d'insieme. I brani, infatti, prendono forma lentamente, sembrano materializzarsi battuta dopo battuta, senza mai definirsi totalmente, come se l'essenza della musica sia tutta nell'incompiutezza, nella flessibilità formale, nell'apertura che consente maggiori possibilità per i momenti solistici.
Stella è quindi una scommessa vinta da quattro musicisti che dimostrano quanto si possa ancora tirar fuori da un repertorio di cui si è fatto, e si fa ancora, grande (ab)uso.
Francesco Varriale - www.altrisuoni.org
Recensione JazzIT
Il talento musicale di Luigi Martinale è stato più volte riconosciuto, sia dal lato dello strumentista che da quello di autore e arrangiatore; niente di nuovo, quindi, nel dire che il suo tocco limpido e il suo caratteristico voicing regalano una luce vivida a questo album.Inaspettatamente invece, da parte di un artista che ha sempre tentato di valorizzare il proprio ruolo di compositore, la scelta di un palinsesto di soli standards. Il motivo, ci viene spiegato nelle note di copertina, risiede nella ricerca di una via di comunicazione immediata ma aperta. E difatti i brani perdono il loro tratto più tradizionale e vengono più volte modificati e plasmati dall’interazione fra i quattro (Alone Together , Tenderly), seguendo il gusto di Martinale per gli arrangiamenti e il sostegno sicuro del contrabbasso di Risso. Proprio quest’ultimo si mette in risalto grazie a un bel suono rotondo e un’intelligenza musicale acuta.
E’ probabile che, a causa della scelta a bassa intensità compositiva, “Stella” non diverrà una pietra miliare, ma è pur sempre un disco con una sua originalità.
Gianpaolo Chiriacò, - Jazzit, sett-ottobre 2005
Recensione Musica Jazz
Dedicare un intero Cd agli standard è impresa ardua, in quanto significa intendere il jazz come linguaggio storicizzato, come patrimonio il cui repertorio, perché possa rimanere vivo, deve essere di volta in volta reinterpretato in modo originale.Di tutto ciò Martinale è ben consapevole, onde per cui ha fatto scelye precise: innanzitutto quella di registrare soltanto dopo che un corroborante rodaggio di esibizioni dal vivo avesse consolidato la sintonia, i ruoli, gli automatismi fra i membri del gruppo; in secondo luogo, quello di eliminare i diaframmi che solitamente isolano i singoli musicisti nella sala di incisione.
Il repertorio comprende standard arcinoti, con una preferenza per la penna di Cole Porter (autore di tre brani su otto) ma rispolvera anche un tema relativamente poco frequentato negli ultimi decenni, come East Of The Sun di Bowman. Prevalgono comunque le ballad su tempi medio-lenti.
Nell’interpretazione emergono una dimensione collettiva dal tono colloquiale, a volte un po’ pensoso e malinconico, e un approccio pacato, più che intimista, che rivale un certo distacco, temporale ma anche emotivo, dal materiale preso in considerazione.
In tutto questo ha una notevole responsabilità (oltre al leader) Di Gregorio, dalla pronuncia sobria, quasi scarna e lamentosa, tutt’altro che virtuosistica. Fondamentali anche Risso e Franciscone nel tracciare i contorni sfrangiati di situazioni a tratti oniriche e astratte, che talvolta si ravvivano inaspettatamente in cadenze più dinamiche.
Libero Farnè - Musica Jazz, marzo 2005

LABEL: DDQ
ARTIST : LUIGI MARTINALE STANDARD QUARTET
TITLE : STELLA

LINEUP:
Luigi Martinale (p)
Gigi Di Gregorio (ss, ts)
Stefano Risso (b)
Paolo Franciscone (ds)

TRACK LIST:
1. Stella By Starlight (Young)
2. Alone Together (Dietz-Shwartz)
3. Night And Day (Porter)
4. Just One Of Those Things (Porter)
5. East Of The Sun (Bowman)
6. Falling In Love With Love (Rodgers-Hart)
7. Tenderly (Lawrence-Gross)
8. What Is This Called Love (Porter)

Project:
Il jazz è incontro. Più che per altre musiche le singole esperienze e sensibilità concorrono a creare il risultato finale. Questi quattro musicisti hanno deciso di unire le loro energie apportando il loro personale bagaglio di conoscenza, esperienza e frequentazione del mondo del jazz. E oltre alla loro componente di strumentisti hanno portato anche le loro composizioni, frutto della continua riflessione dei jazzisti sul rapporto tra scrittura e improvvisazione.Nel suono del sassofono di Gigi Di Gregorio si avvertono i maestri del passato: l’energia di Coltrane, il senso architettonico di Rollins, il gusto per la melodia e il suono di Getz ma anche la sintesi contemporanea di Bergonzi.
Luigi Martinale e Paolo Franciscone condividono da anni uno stesso percorso musicale che li ha portati alle produzioni discografiche con il gruppo Jazzinaria, con Amanda Carr fino al recente trio con il bassista Drew Gress. StefanoRisso, contrabbassista tra i più richiesti della scena torinese, apporta la sua esperienza maturata a fianco dei migliori esponenti della scena nazionale, la libertà con cui affronta la musica più libera nonché la dedizione per la tradizione.
La musica del quartetto è quindi la sintesi di quattro personalità, un risultato non scontato ma aperto al nuovo e al possibile. Un incontro.
Il concerto è inoltre occasione per la presentazione dell’incisione discografica dal titolo “Links” (Splasc(H) Records) in merito al quale alcuni tra i più prestigiosi musicisti della scena internazionale hanno scritto:
“Ritengo che questo quartetto abbia una sonorita' molto fresca; e' il segno che il futuro del jazz e' in ottime mani con musicisti come questi che suonano e scrivono composizioni originali come quelle registrate in questo CD”. Harold Danko
”Ottimi grooves, fantatstici assoli, delicati interplay, e bellissime melodie. Che cosa si potrebbe chiedere di piu? Un vero piacere all' ascolto. Complimenti a questo quartetto per una elegante performance.” Mike Richmond
"Questo elegante quartetto esibisce il raro coraggio di porsi nel mondo della melodia e della bellezza del suono. Non accade sovente di imbattersi in questi elementi… ma sono presenti in questo CD… in attesa”. Drew Gress
”La scura bellezza delle melodie suonate dal sassofono di Gigi Di Gregorio costituisce le fondamenta per questo disco, che unisce swing ed energia, gli elementi base del jazz tradizionale, con la forza intellettuale della moderna armonia europea.” Larry Schneider